Published on February 13th, 2013 | by Matteo D'Angelo

Il “Mental Game” di Evan Longoria

Interessantissimo video reaizzato da ESPN 60 qualche anno fa su Evan Longoria, e soprattuto sul suo allenamento e processo mentale. Nel filmato ci viene raccontato come Evan da ragazzo non selezionato nel Draft MLB dall’high school, non reclutato da nessun College di Div. I diventi uno dei migliori giocatori nel suo ruolo: 3 volte All-Star, 2 Gold Glove, Silver Slugger, Rookie of the Year e le World Series nel 2008.

Un video dedicato ai non credenti dell’aspetto mentale del gioco nel baseball.

Molti principi e tecniche utilizzate da Longoria sono presenti nel nostro Manuale Complete Guide.

Per maggiori informazioni su come averlo scrivici a: [email protected]

Enjoy!

Qui sotto la traduzione integrale del servizio:

+ Traduzione

ESPN: Ok ragazzi inziamo. Jeremy, che cos’hai?

Jeremy Schaap: Un ragazzo che 16 mesi fa non aveva mai giocato in MLB, e che adesso è stato nominato per due All Star teams, che ha vinto il Rookie of the Year Award dell’American League all’unanimità, e che molte persone nel baseball dicono che abbia il potenziale per diventare il miglior giocatore di sempre nel suo ruolo.

ESPN: Dov’era un anno e mezzo fa?

Jeremy Schaap: Questa è la cosa che rende Evan Longoria così speciale. Voglio dire, è veramente uscito fuori dal nulla. Non solo non è stato draftato quando era in High School, non solo non è stato reclutato da nessun College di I Divisione, ma è stato a mala pena preso da un College di III Divisione, i quali non offrono nemmeno borse di studio per atleti.

ESPN: Che cosa è cambiato per lui?

Jeremy Schaap: Beh, ti dirà che la cosa più importante che è cambiata per lui è stata la sua maturazione mentale.

Narratore: Cammina lentamente verso il piatto. Ricorda la respirazione. Mantieni il tuo approccio. Continua la tua routine. Entra in partita. Non ti preoccupare del risultato.

Jeremy Schaap: Ciò che succede nella mente del terza base dei Tampa Bay Rays, Evan Longoria, lo ha aiutato ad emergere come uno dei più alti profili tra le giovani “star”. La concentrazione, quel senso di calma, la fede, e il processo – sono tutti componenti essenziali del suo carattere.

Don Zimmer: Tutti mi dicono la stessa cosa. Lo vedono arrivare al piatto, tiene la mazza come se stesse dormendo, finchè non esplode contro la palla.

Jeremy Schaap: All’età di 23 anni, Longoria è già due volte All Star. Il suo approccio mentale al gioco altamente sviluppato, per non parlare alla sua disponibilità nel discuterlo, lo distinguono dai suoi colleghi. Questo gli dà anche un vantaggio.

Carlos Pena: A noi, appare come se accadesse naturalmente, ma c’è un metodo dietro questo. La sua abilità nell’essere presente mentalmente in quell’istante lo rende uno dei migliori. Quando una palla viene lanciata, lui si è già dimenticato del suo turno precedente e tutto ciò che esiste è questo particolare lancio, e questo particolare lancio viene lanciato a me in questo momento.

Evan Longoria: Vedo molti ragazzi che hanno molta abilità fisica, ma non hanno abbastanza abilità mentale per essere in grado di controllare determinate situazioni. Oppure, diciamo, molti ragazzi non credono nel “mental training” per il baseball, ma per me, lo sto facendo da così tanto tempo che è diventato qualcosa di cui mi fido.

Jeremy Schaap: Longoria lo sta utilizzando da 5 anni. Prima di ciò, non esisteva alcuna ragione per credere che sarebbe diventato un giocatore di Major League. Nel 2003 quando si è diplomato dall’high school, 1480 giocatori sono stati selezionati nel draft del baseball. Lui non fu uno di questi e tantomeno fu selezionato da un College di I Divisione. Ti meritavi di essere trascurato quando stavi terminando l’high school?

Evan Longoria: Decisamente. Si, non ero bravo. Cioè, conoscevo il gioco. Mi piaceva giocare. Per quanto riguarda la capacità e talento, non ero un giocatore professionista in quel momento.

Jeremy Schaap: Per poter continuare a giocare, Longoria, si iscrisse a Rio Hondo, uno Junior College a qualche miglio da casa sua in Southern California. Dopo aver battuto 430, Longoria si trasferì a Long Beach State un College di Division I. Lì venne a conoscenza delle teorie di Ken Ravizza, docente di Kinesiologia e autore di diversi libri sulla psicologia dello sport.

Ken Ravizza: L’essenza è l’idea di imparare ad essere a proprio agio in situazioni di disagio e di avere qualcosa dove ripararsi quando la spazzatura colpisce il ventilatore (in altre parole quando le cose vanno male), perchè la spazzatura colpirà il ventilatore, prepariamoci.

Jeremy Schaap: Più di ogni altra cosa, Ravizza predica il vangelo della preparazione mentale e della sua struttura. Insegna ai giocatori a riconoscere il fallimento come una parte inevitabile del gioco e a come non soffermarsi su di esso. Negli ultimi due decenni, è stato un consulente pagato per diversi college da squadre di Major League. A Long Beach State, i suoi allievi più stretti includono Longoria e il suo compagno di squadra Troy Tulowitzki, ora alla sua terza stagione con i Colorado Rockies.

Troy Tulowitzki: Ken Ravizza ha fatto un sacco di cose buone per me ed Evan. Si basa tutto sul rilassarsi, prendere il respiro e fare in modo che il gioco non si muova troppo veloce.

Jeremy Schaap: La prima volta che sei stato esposto agli insegnamenti di Ken anche tu hai detto: “Dai, questa roba non può funzionare davvero.” Quale pensi sia stato il punto di svolta?

Evan Longoria: Abbiamo iniziato a giocare in molti stadi dove c’era il tutto esaurito oppure dove sapevi che la pressione era alta. Ed è stato lì che iniziai a capire che quando il gioco diventa una battaglia mentale, avevo bisogno di qualcosa su cui appoggiarmi.

Jeremy Schaap: Come pensi che quelle teorie lo abbiano aiutato?

Mike Weathers: Penso che l’abbiano calmato. Penso che l’aspetto mentale lo abbia aiutato ad essere molto più equilibrato dopo cattivi turni o brutte partite.

Jeremy Schaap: Mentre Longoria maturava fisicamente, il suo allenamento mentale gli permetteva di massimizzare i suoi talenti. Emerse come “top prospect” nell’estate del 2005 quando fu nominato MVP della Cape Cod League (lega estiva collegiale), tradizionalmente un terreno di coltura per scelte del Draft molto alte (migliori talenti). Nel 2006, tre anni dopo non essere stato draftato dall’high school, Longoria fu la terza scelta complessiva al draft.

Jeremy Schaap: Come ha fatto a migliorare così tango in così poco tempo?

Ken Ravizza: Credo per la sua apertura, che non fu facile, che abbia dovuto passare attraverso il rigetto. E lui era disposto a prendersi il rischio di crescere mentalmente piuttosto che giocarsela sul sicuro tutto il tempo.

Jeremy Schaap: La maturità mentale di Longoria convinse i Rays che sarebbe stato la chiave di volta della franchigia. Appena dopo le sue prime sei partite nella sua carriera in Major League, lo firmarono con un contratto di nove anni con un valore di $44.5M. Casualmente, Longoria aveva trovato un altro fermo credente nelle teorie di Ravizza, il Manager dei Rays Joe Maddon, che da anni utilizzava il metodo di Ken.

Joe Maddon: Ken cerca di farti pensare in maniera diversa o in maniera più chiara per poter controllare gli aspetti controllabili di questo gioco.

Ken Ravizza: Ogni volta che vedo Evan, so già che si tratta di: “Ciao” e “che cosa hai per me oggi Ken?”

Narratore: Quando ti stai mettendo i guantini, mettiti i guantini. Quando entri nel box, sii nel box. Sii ovunque tu debba essere quando tu debba essere lì.

Jeremy Schaap: C’è un aspetto Zen alle tecniche di messa a fuoco di Longoria.

Evan Longoria: Ken parla molto di punto focale. Se faccio un errore in campo oppure giro la mazza su di un lancio a terra, e mi sento come se avessi perso il controllo o delle mie emozioni o della mazza, esco dal box. Io guardo sempre il palo del foul all’esterno sinistro, l’estremità alta del palo del foul all’esterno sinistro semplicemente perchè so che ci sarà sempre un palo del foul a sinistra in ogni stadio.

Jeremy Schaap: Ovunque tu sia o solamente in questo stadio?

Evan Longoria: Si, solo perchè so che ci sarà sempre un’estremità alta del palo del foul all’esterno sinistro in ogni stadio.

Jeremy Schaap: E funziona per te?

Evan Longoria: Funziona per me.

Jeremy Schaap: Anche quando non è nel line-up, Longoria segue una routine mentale. Si infilerà i guantini e si immaginerà mentre batte. Quando gioca, i rituali lo aiutano a rilassarsi e a concentrarsi.

Ken Ravizza: Diciamo che per esempio sta arrivando un lancio, e lo colpisce in foul. Uscirà dal box, si slaccerà i guantini, rilascerà mentalmente quel lancio, si allaccerà di nuovo i guantini, entrerà nel box e sarà pronto di nuovo.

Jeremy Schaap: Dove è il confine, second te, tra ciò che è superstizione, ciò che è abitudine, e ciò che è veramente per la concentrazione?

Evan Longoria: Ci sono moltissime cose strane che noi giocatori di baseball facciamo, ma sarebbero tutti classificate come superstizioni. Ma io ritengo la superstizione sia un qualcosa che se non lo facessi prima di entrare nel box mi incasinerebbe tutta la mente.

Jeremy Schaap: E non si tratta di ciò?

Evan Longoria: No. No. Per nulla affatto.

Jeremy Schaap: Non tutti attribuiscono il successo di Longoria alla sua concentrazione mentale. C’è la sua etica di lavoro, la sua velocità del giro di mazza e un altro fattore innegabile. Secondo i tuoi amici in California, con i quali abbiamo parlato, un grande momento nella tua carriera e nella tua crescita è stato quando Eva Longoria è diventata famosa.

Evan Longoria: Sembrava ovunque andassi, cioè è stata l’unica cosa che ho sentito per due o tre anni a questa parte. Ma in qualche modo ha reso il mio nome popolare. Sapete se si trattava di Eva o Evan, cioè ovviamente ricordavano il cognome.

Jeremy Schaap: Da quel che sò, lo scorso anno ti ha regalato una bottiglia di champagne quando sei stato selezionato per l’All Star team. Che cosa ti ha regalato quest’anno?

Evan Longoria: Nah, Ha rinunciato. Ci ha dato a mucchio.

Jeremy Schaap: Nelle World Series del 2008, il coro: “Eva, Eva” echeggiava nell’aria a Philadelphia. Che lo scherno lo abbia infastidito o meno, Evan Longoria fece 1 su 20 contro i Phillies.

Evan Longoria: Poteva trattarsi di tutta la pressione che stavo mettendo sulle mie spalle o potevano essere le distrazioni esterne che permisi di arrivare nella mia testa. Ora guardando indietro mi prenderei a calci nel sedere per quello. Le cose incominciarono ad uscire fuori dal mio controllo. Penso quello facesse parte di tutta l’esperienze, in fondo si tratta di imparare – imparare quelle determinate emozioni.

Ken Ravizza: Voglio dire si arrabbia anche lui, ma possiede alcune strumenti che utilizza e che sa che fanno parte del gioco. E tutto ciò si rifà al suo passato dove le cose non furono sempre semplici. Ha dovuto lottare, a volte.

Jeremy Schaap: Da non draftato e non reclutato fino all’All Star game e alle World Series, è stato un viaggio veloce per Evan Longoria. Ora arriva la parte dura – mantenere la concentrazione. Pensi che ci sarà mai un giorno in cui non avrai più bisogno di un punto focale? Quando non avrai più bisogno degli esercizi mentali che fai ora?

Evan Longoria: No. Non penso ci sarà mai. Perchè appena inizi a credere ciò, in questo gioco, sarai umiliato in un attimo. Avrò sempre quel tipo di pensiero nella mente e quando ne avrò bisogno, ne farò uso.

Narrator: Elimina quei pensieri negativi. Sii un battitore nel momento. Preparati per una battuta valida.

 

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About the Author

è l'Amministratore di Baseball Ideas. Matteo gioca a Baseball da 17 anni. È stato uno dei primi corsisti all'Accademia FIBS di Tirrenia. Ha frequentato la Winthrop University, dove si è Laureato in International Business, e dove ha avuto l'opportunità di lanciare in NCAA Div. I per 4 anni. Ha 13 presenze in Nazionale Seniores di Baseball. Parte del Pitching Staff della Fortitudo Bologna in IBL per diversi anni, attualmente gioca in Germania nella Bundesliga con i Mannheim Tornados.



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